Perché il mio sito non compare su Google ?

6 motivi che potrebbero impedire al tuo sito web di comparire nella prima pagina di Google

Creare un sito web e alimentarlo richiede molto tempo e impegno. Non c’è niente di peggio che scoprire che tutto questo lavoro è stato inutile. Ed è proprio ciò che accade quando i motori di ricerca ignorano le pagine web del tuo sito. Perché il tuo sito web non compare su Google? Se il tuo sito web è “invisibile”, le ragioni possono essere molteplici. In questo articolo esamineremo le più comuni e le possibili soluzioni.

1. Il mio sito è indicizzato su Google?

L’indicizzazione del sito è essenziale. Se il sito non è indicizzato, i motori di ricerca non lo troveranno.

Che cos’è l’indicizzazione?

Si tratta del lavoro che gli spider dei motori di ricerca svolgono per scansionare, analizzare e indicizzare le pagine web prima di visualizzarle nei risultati. Lo scopo dell’indicizzazione è quello di includere un pagina o sito web nell’indice di Google. Se non sono nell’indice, gli spider non li trovano. D’altronde, più un sito è indicizzato su Google, più è probabile che venga visualizzato da un maggior numero di utenti.

Perché il mio sito non è indicizzato?

Diversi fattori possono impedire che le pagine di un sito web o gli articoli di un blog di vengano indicizzati:

  1. Migrazione recente del sito.

Hai cambiato di recente l’hosting provider? O hai migrato i tuoi contenuti da una piattaforma a un’altra? Hai cambiato il nome di dominio? Oppure hai apportato modifiche importanti alla struttura del sito? Tutte queste operazioni possono essere la causa di un’erronea classificazione delle pagine web.

  • Il sito è nuovo di zecca

Se il tuo sito web è molto giovane o se hai appena pubblicato un articolo o una pagina web, non preoccuparti più di tanto. Bisogna dare ai crawler il tempo di trovarti sul web. Alcuni giorni sono sufficienti, ma talvolta bisogna portare pazienza per qualche settimana.

  • Il tuo sito è soggetto a restrizioni

Il contenuto della pagina web potrebbe violare involontariamente le regole di Google. Per esempio, Google potrebbe considerare il tuo sito web “pericoloso” a causa di un malware.

Soluzioni:

Se il sito web non compare su Google, la prima cosa da fare è verificare la sua indicizzazione:

2. Gli elementi on site e on page sono ottimizzati (SEO tecnica)?

Se stai cercando ottimizzare il tuo sito per i motori di ricerca, è importante prendere in considerazione alcuni fattori che possono bloccare la sua visibilità online. Le pratiche che Google considera come “fraudolente” o non etiche sono da evitare come la peste. Ma sovente si tratta unicamente di omissioni. Per esempio, i tag title o alt mancanti, la mancanza di un certificato SSL o un linking interno incoerente sono fattori bloccanti comuni. Tuttavia, identificando e rimuovendo questi ostacoli, è possibile migliorare significativamente la SEO.

Ecco un elenco dei fattori di blocco più comuni:

  • Assenza del tag meta description
  • Duplicazione (o assenza) del tag title
  • Velocità di caricamento molto bassa
  • Architettura del sito non ottimizzata
  • La gerarchia dei titoli non è rispettata
  • Collegamenti interrotti (404)
  • Tag Alt mancanti
  • Sito senza certificato SSL
  • Rete interna anarchica o mancante

Soluzioni:

È semplice: una volta identificati gli elementi che bloccano l’ottimizzazione, rimuovili e il tuo sito comparirà nei risultati dei motori di ricerca!

3. Ho scelto le parole chiave giuste?

Si tratta di una domanda molto importante, perché le parole chiave sono la chiave (😉) della tua strategia SEO.

  • Scegli parole chiave pertinenti, che corrispondano alla tua attività, ma considera anche il volume di ricerca e valuta la “concorrenza” di ogni parola chiave.
  • Evita parole chiave troppo generiche o competitive e ricorda di inserirle nel tag title, negli H2 e nel testo.

Soluzioni:

Esistono strumenti e best practice che ti aiutano a trovare le parole chiave giuste. Ecco un mini-elenco di strumenti che mi aiutano a migliorare la SEO del mio sito e quelli dei miei clienti.

Esempio:

I miei clienti di FRH – French Riviera House Hunting, volevano comparire in prima pagina nei motori di ricerca con la long tail keyword “house hunting Nice”. Come puoi constatare, l’obiettivo è stato raggiunto!

prima pagina risultati Google

4. La mia strategia di netlinking è ben concepita?

Se ti stai chiedendo se la tua strategia di netlinking funzioni o no, sei già a un “livello esperto”. Come sai, ottenere link in entrata è fondamentale per la SEO (e quindi per far comparire il sito web in prima pagina). Tuttavia, fai attenzione alla qualità di questi link. Escludi a priori la possibilità di acquistare link, questa pratica potrebbe ritorcersi contro la SEO del tuo sito web e avere un impatto negativo sul suo posizionamento.

Soluzioni:

Crea connessioni (umane!) e intrattieni relazioni attive con gli amministratori di siti che operano in un settore complementare al tuo (e che, per di più, ti stanno simpatici). Anche loro potrebbero essere interessati a uno scambio di link. Le relazioni umane sono quindi essenziali in questa pratica, ti incoraggio ad andare verso collaborazioni di queto tipo, vantaggiose per tutti.

5. Il mio contenuto è qualitativo?

Ti stai chiedendo se i tuoi contenuti sono di qualità? Questa è un’ottima domanda. La visibilità di un sito dipende sostanzialmente da due aspetti:

1. Il sito deve essere ottimizzato per i motori di ricerca

2. I contenuti devono interessare un gran numero di utenti

Se una di queste due condizioni non è soddisfatta, potresti dover affrontare un’elevata frequenza di rimbalzo.

Cosa è la frequenza di rimbalzo?

È la percentuale di persone che visitano una pagina e la abbandonano senza cliccare su alcun link o passare a un’altra pagina del sito.

Soluzioni:

Per essere onesta, non è che esistano milioni di soluzioni. Ne esiste una sola. Per assicurarti di fornire sempre contenuti di qualità, affidati a uno o una specialista di web writing e content marketing. È un investimento che vale la pena. Il risultato non si limita a una frequenza di rimbalzo ridotta. Un contenuto di qualità migliora l’immagine del tuo brand e aumenta le visite del sito. Un ottimo ritorno sull’investimento!

6. L’esperienza utente è ottimizzata?

L’esperienza utente del tuo sito web è ottimizzata? È importante prendere in considerazione i criteri che facilitano l’utilizzo da parte degli utenti, come il design, la velocità di caricamento e la qualità della navigazione. Google valuta questi elementi prima di stilare la sua classifica.

Soluzioni:

Se il tuo sito web non compare su Google, non esitare a fare appello a un/a webmaster specializzato/a in SEO. È il secondo miglior investimento (dopo quello del web writer 😉). Non indugiare, ottimizza la UX del tuo sito affinché possa sedurre i visitatori fin dal primo clic.

Concludendo…

In sintesi, per garantire la visibilità del tuo sito su Google è necessario prendere in considerazione tutta una serie di fattori. Dall’indicizzazione ai fattori di blocco SEO, dalla valutazione dei contenuti alla strategia di netlinking, per arrivare all’ottimizzazione dell’esperienza dell’utente: tutto concorre a determinare la visibilità del tuo sito sul web.

Vuoi far comparire il tuo sito nei primi risultati di ricerca?

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Contattami oggi stesso e lavoriamo insieme per elaborare una strategia per migliorare la visibilità del tuo sito web.

Per restare in tema:

Storytelling di successo : consigli per colpire nel segno

Negli articoli precedenti, abbiamo parlato del brand storytelling e dei passi da seguire per scrivere storie capaci di raggiungere il cuore del tuo pubblico. Va bene, ma come si fa, concretamente, per realizzare uno storytelling di successo e colpire nel segno?

In questo articolo, condivido con te le mie linee guida e una possibile metodologia che ti aiuterà a scrivere una storia memorabile.

 

La trama narrativa: tessere i fili che conducono alle emozioni

La base del storytelling, manco a dirlo, è la trama narrativa. I fili della tua trama rappresentano altrettante emozioni.

Per questo è importante metterli nell’ordine giusto:

  • La situazione iniziale — primo piano sul protagonista. Chi è, dove vive, in quale epoca, in quale contesto…?

  • La consapevolezza — il personaggio incontra un ostacolo sul percorso o un elemento scatenante gli fa capire che c’è un problema da risolvere.

  • La tensione o conflitto — ovvero le peripezie che il personaggio deve affrontare alla ricerca di soluzioni. È un elemento primordiale: senza conflitto, non esiste storia.

  • Elemento di risoluzione — qualcuno o qualcosa irrompe nella sua vita per suggerirgli possibili e eventuali soluzioni.

  • Il risultato finale – un nuovo primo piano sul protagonista, questa volta sotto una nuova luce ovvero l’impatto positivo che la soluzione ha  portato nella sua  vita.   

Il modello attanziale, lo spirito guida dello storytelling

Il marketing è l’arte del riciclo. Non ha inventato nulla, ha solamente adattato concetti vecchi quanto l’umanità.

Se ti estasiavi all’ascolto della fiaba di Cenerentola, sai praticamente tutto dello schema attanziale, (e quindi, sai come funziona lo storytelling).

modello attanziale storytelling
Modello attanziale

Il re (destinante) invia un invito al ballo a tutte le fanciulle in età da marito del regno. Cenerentola (il soggetto) è triste, perché vorrebbe andare al ballo (oggetto), ma non ha niente da mettersi. La fata madrina (l’aiutante) fa apparire un magnifico abito da sera e un paio di décolleté in cristallo affinché Cenerentola sia elegantissima e non sfiguri in mezzo alle ragazze dell’alta società. Ma la matrigna e le sorellastre (gli oppositori) si fanno in quattro per impedirle di andare al ballo. Alla fine, non solo Cenerentola riesce a partecipare all’evento dell’anno, ma riesce pure a portarsi a casa il jackpot (Cenerentola è quindi anche il destinatario della storia).

Va dunque notato che:

  • il soggetto e il destinatario della storia possono essere la stessa persona
  • gli elementi della storia non sono necessariamente persone, ma possono essere anche idee, oggetti, sentimenti o eventi.

Questo modello ancestrale, applicato allo storytelling, ti permette d’intessere una solida trama narrativa. Che è poi la base du uno storytelling di successo.

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I personaggi: assegnare i ruoli e decidere “chi fa cosa”

Nel realizzare un brand storytelling pubblicitario, non si tratta di raccontare la storia di una futura principessa e delle sue baruffe familiari. In compenso, il principio non cambia: la tua “principessa” è il tuo buyer persona.

In ogni caso, quello che conta è assegnare i ruoli e stabilire “chi fa cosa” 

Chi è l’eroe del tuo racconto? Il tuo potenziale cliente? Il tuo prodotto? Tu? I ruoli sono interscambiabili, tutto dipende dalla prospettiva della storia.

Qual è la missione o percorso? Vivere meglio? Consumare in modo diverso? Risolvere un problema? Non disperderti troppo, scegli una sola missione per ogni storia, altrimenti il messaggio potrebbe non essere abbastanza incisivo.

Chi sono gli aiutanti? La tua vision, la tua filosofia? I tuoi prodotti?  Il tuo metodo rivoluzionario?

Chi sono gli oppositori? Ricorda che i cattivi non sono necessariamente persone. Possono essere i pregiudizi, le abitudini inveterate, le false convinzioni, ecc.

Reminder: non perdere di vista il buyer’s journey, il percorso di acquisto del tuo persona.

La storia che stai per raccontare deve essere coerente con la tappa del percorso in cui il tuo buyer persona si trova. Deve avere la sensazione che la storia sia stata scritta per lui.

Quindi, non focalizzarti solo sui bisogni che i tuoi prodotti possono soddisfare. È importante individuare il livello di informazione di chi legge la tua storia.

Per esempio, può trovarsi nella fase in cui si è appena accorto di avere un problema, oppure in quella in cui comincia a porsi delle domande (cioè all’inizio del suo percorso, che viene chiamato awareness, o consapevolezza). Oppure ha già identificato la natura del problema ed è nella fase di valutazione delle possibili soluzioni (cioè nella fase di consideration, o considerazione).

Facciamo un esempio molto semplice. Immaginiamo che tua azienda sia una B Corp certificata e che produca abbigliamento ecosostenibile. Hai un blog sul quale pubblichi articoli che mettono in evidenza l’impatto positivo sull’ambiente come conseguenza dell’acquisto dei tuoi prodotti.

Esempio di storia “awareness”:

Una tua potenziale cliente, che chiameremo Anna, conduce un vita tranquilla fra amiche, fidanzato, e un lavoro che le piace abbastanza.

Tutto va bene, nessuna nuvola all’orizzonte, niente da segnalare.

Una sera, accoccolata sul divano, guarda un reportage alla televisione. Si parla degli effetti devastatori della fast fashion: gravi danni ambientali, sostanze cancerogene presenti nei tessuti, sfruttamento sociale…

Le immagini quasi la tramortiscono. Sapeva che la fast fashion non era propriamente etica, ma non immaginava fino a questo punto. Prende il tablet e inizia a fare ricerche. Scopre che esistono Società Benefit che integrano nel loro oggetto sociale, oltre agli obbiettivi business, anche un programma che assicura un impatto positivo da un punto di vista sociale e ambientale.

Anna capisce che, cambiando le proprie abitudini di consumo, può lottare in qualche modo contro il deterioramento dell’ambiente e lo sfruttamento delle persone.

Anna è all’inizio del suo percorso di acquisto.

La posta in gioco della tua storia: far comprendere ad Anna le molteplici virtù della moda etica.

Esempio di storia “consideration”:

Marco, un altro potenziale cliente, è convinto da tempo che salvare il pianeta non sia solo il lavoro degli altri.

Conosce bene le conseguenze delle abitudini di consumo di ognuno. Ha dunque già identificato il problema. Da anni, evita come la peste i famigerati marchi della fast fashion. Marco si informa, legge bene ogni dettaglio del prodotto prima di metterlo nel carrello.

È stato a lungo fedele a un marchio di cui pensava di condividere i valori. I capi gli piacevano, offrivano un buon rapporto qualità-prezzo e, il marchio assicurava, erano prodotti secondo protocolli rispettosi dell’ambiente.

Ma poi ha scoperto che una buona parte degli accessori venivano dalla Cina, dalla stessa fabbrica che fornisce una grande insegna di fast fashion. Pertanto, ha deciso di mettersi alla ricerca di un nuovo marchio dalle pratiche più etiche.

Marco è dunque nella fase di considerazione: ha già identificato il problema da molto tempo, ha trovato la soluzione, e ora sta cercando la soluzione migliore.

La posta in gioco della tua storia: far capire a Marco che la certificazione B Corp è la garanzia di una moda perfettamente etica e ecosostenibile. Che è la tua, e non un’altra, l’azienda che Marco sta cercando.

Penso che hai afferrato il concetto: bisogna costruire la storia a partire dalla fase in cui si trovano i tuoi potenziali clienti.

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Far entrare nel mito una persona comune: un esempio di storytelling ben riuscito

Nel video pubblicitario che puoi vedere qui di seguito, si capisce subito che la protagonista della storia vive una vita ordinaria di cui non è esattamente entusiasta. Si avverte una sensazione di malessere latente, come una sorta di rumore di fondo.

Un giorno, mentre si incammina verso l’ufficio, si imbatte in un gruppo di runner. Alla testa del gruppo IL fustaccio: bello, aitante e con un sorriso da far perdere la testa.

La sera, stravaccata sul divano, la luce cangiante e fredda della televisione sul viso, manda improvvisamente a quel paese la scatola di un take away cinese in cui pilucca senza convinzione qualche noodle. Si precipita all’armadio e ne estrae un vecchio paio di sneakers e una tuta. La mattina seguente, si unisce ai runners, ma non riesce a tenere il passo che per pochi metri.

Allora capisce che deve dotarsi di strumenti all’altezza delle sue ambizioni. Butta le sneakers nella spazzatura e varca la soglia di un negozio di articoli sportivi. Con le scarpe nuove, comincia ad allenarsi sul serio. Soffre molto, ma tiene duro.

E, piano piano, la percezione che ha della propria vita cambia. È sorridente e disinvolta, sprizza energia da tutti i pori.

Qualche allenamento dopo, la si vede correre in mezzo ai runner, allo stesso ritmo, anzi, più forte. Raggiunge il suo mentore alla testa del gruppo, poi lo supera e si allontana.

Non so che cosa ne pensi, ma non posso negare che questo video mi emoziona, e tanto…

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L’immedesimazione: immaginare situazioni in cui i tuoi clienti possano riconoscersi

Se il tuo prodotto è un acceleratore di particelle di nuova generazione e lo scopo del tuo articolo è quello di sensibilizzare i lettori alle sfide che gli elettroni devono affrontare, allora ammetto che sarà arduo scrivere una storia in cui la maggior parte di noi potrà immedesimarsi.

In tutti gli altri casi, mira alla semplicità e alla chiarezza.

Prima di tutto, perché se nessuno capisce il tuo messaggio, la tua campagna di comunicazione vincerà il premio “Campagna insipida di tutti i tempi“.

In secondo luogo, tieni presente che uno storytelling di successo è quello che riesce a raggiungere il cuore dei tuoi potenziali clienti. Devono essere in grado di identificarsi con i personaggi della storia che stai raccontando. Il tuo storytelling deve provocare emozioni, toccare un tasto dolente, o creare empatia. Solo in questo modo capiranno che la soluzione che proponi è esattamente quella che stanno cercando.

Più si riconosceranno nel tuo racconto, e più si sentiranno coinvolti.

Scegli un tono di voce e un linguaggio appropriati

È una questione di coerenza: se il tuo prodotto si rivolge a persone che hanno raggiunto la meravigliosa età della pensione, sarebbe meglio evitare espressioni del tipo “ti lovvo”, “drinkare”, “Omw”, “ma che ne sanno i 2000”.  Scrivi utilizzando il linguaggio utilizzato dalle persone che vuoi attirare affinché possano identificarsi con il protagonista del tuo racconto.

E in ogni caso, non perdere mai di vista la tua verbal-identity, ovvero il linguaggio che appartiene al tuo marchio e che lo fare riconoscere fra mille.

Poco importa in quale ordine hai assegnato i ruoli: l’eroe della tua storia può essere il tuo buyer persona, il tuo prodotto, e persino i “cattivi”. Ciò che conta è mantenere sempre una certa coerenza di stile. Per esempio, il registro che ho scelto per parlarti attraverso le pagine di questo blog, è leggero e semplice. Desidero rivolgermi a persone che si interessano allo storytelling e al copywriting, ma di cui la scrittura web non è l’area di competenza. Ho scelto dunque di utilizzare un linguaggio che mi permette di rendere accessibili a tutti e a tutte le particolarità del mio mestiere.

E, infine, ricordati di curare la forma. È molto più piacevole leggere un testo arioso, ben strutturato, con spazi tra i paragrafi, che una pagina lastricata di parole fitte e senza spazio vitale. Alterna frasi brevi e frasi lunghe (non troppo lunghe, mi raccomando, che ai robot di Google non piacciono molto). Usa aggettivi “suggestivi” e verbi forti.

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Ultimo ma non meno importante: professionalità, garanzia di successo!

 

Poco importa se vuoi scrivere una storia per il blog, o per lo script di un video o di un podcast. Quello che devi tenere a mente è che la tua storia ti precede. Veicola l’immagine della tua azienda, parla di te anche se parla di altre persone.

Sii all’altezza delle tue ambizioni. Il tuo brand merita il meglio. Se hai talento per la scrittura e la natura ti ha elargito una fervida immaginazione (e se hai tempo a disposizione), lanciati! Magari all’inizio ti sembrerà dura, con le parole che si formano nella tua testa ma che non arrivano fino alla tastiera. Butta giù quello che ti viene in mente, tutto diventa fluido con un po’ di allenamento.

Ma se scrivere non è il tuo forte, la tua immaginazione è troppo indaffarata a concepire e migliorare i tuoi prodotti e, soprattutto, il tempo ti manca, prendi in considerazione l’idea di rivolgerti a una web writer.

Non pensare a quanto ti costa, pensa a quanto guadagnerai. Il ritorno sull’investimento di uno storytelling di qualità è enorme (nevvero, Apple?).

Inoltre, c’è sempre una soluzione per ogni problema. Per esempio, una formula abbonamento consente di diluire l’esborso nel tempo.

Ti auguro di un marketing di successo grazie a uno storytelling di qualità!

Per restare in tema:

buyer persona e brand storytelling
brand storytelling
le fasi del brand storytelling

Le 5 fasi dello storytelling


Lo storytelling è uno strumento di marketing estremamente efficace. Come abbiamo già detto, lo scopo dello storytelling è raccontare una storia di cui i tuoi potenziali clienti sono i protagonisti. La morale della storia è la soluzione ai loro problemi che i tuoi prodotti possono offrire.

Il percorso del storytelling in 5 passi

Sebbene sia il frutto dell’immaginazione di un redattore web, lo storytelling deve essere necessariamente inserito in una struttura ben precisa. Sì alla creatività se strutturata.

Percorreremo la strada che porta allo storytelling perfetto. Anche senza avvalerti di uno o una specialista della scrittura web 😉 (no, sto scherzando…)

Raggiungere e sedurre i tuoi buyer personas

Prima di iniziare a tessere la trama della tua storia, devi capire chi è il tuo target, a chi si rivolge lo storytelling. Puoi tamburellare per ore sulla tastiera, ma se la tua storia non ha protagonisti, fa acqua da tutte le parti.

Bisogna prima identificare i tuoi buyer personas:

  1. devi sapere chi sono (logico)
  2. devi sapere in che modo rivolgerti a loro (trovare gli argomenti che li seducono, insomma)

Abbiamo già parlato dei buyer personas. Stanno alla base di ogni buona strategia di inbound marketing. La tua storia deve fornire contenuti utili e pertinenti alle persone a cui ti rivolgi. È su di loro che i riflettori devono puntare, non sulla tua azienda. Devi usare il linguaggio del tuo pubblico, dimostrare di capire le sue difficoltà, le sue sfide e i suoi obiettivi.

I tuoi potenziali clienti adorano che si parli di loro. Il tuo storytelling sarà efficace solo se riesce ad arrivare al cuore. Sono le emozioni che rendono indimenticabile tua storia e che fanno rimanere i lettori incollati al tuo sito web.

Esempio: se produci apparecchi acustici, puoi benissimo focalizzare la comunicazione sull’eccellenza dei tuoi prodotti. Tuttavia, il messaggio può diventare noioso e scomparire negli abissi oceanici del Web. Ma se fornisci consigli su come aiutare una persona cara con problemi di udito a superare il senso di vergogna, isolamento o sconforto, allora cambia tutto.

In ogni caso, tieni a mente due cose: la tua storia deve piacere ai tuoi lettori ma anche ai motori di ricerca.

Penna talentuosa + SEO => super storytelling!

Chi è il mio buyer persona?

Scopri come creare il tuo persona e scarica le schede che ti guidano nella creazione dei buyer personas.

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Identifica il messaggio che vuoi trasmettere con lo storytelling

Ora che sai a chi ti rivolgi, devi definire la trama della storia, ovvero quello che vuoi dire.

Vuoi mettere in guardia i tuoi personas contro i pericoli degli interferenti endocrini, come poliammide, elastan e altre “amenità” da mettere al bando?

Sei un o una guru della pianificazione aziendale e vuoi parlare degli effetti virtuosi di una buona gestione del proprio tempo?

Lavori in un’associazione impegnata nello sviluppo sostenibile e desideri diffondere contenuti sui vantaggi dell’economia circolare?

Tieni presente che il cursore deve essere posizionato sul persona. Il tuo messaggio non deve solo incoraggiarlo all’acquisto o all’adesione, ma anche insegnargli qualcosa, metterlo in guardia, lasciargli intravedere che qualsiasi problema (compreso il suo) ha una soluzione.

Scrivi una storia che parla dei problemi delle tue persone target. In modo indiretto e molto meno scrosciante, parlerai incidentalmente del tuo prodotto dal punto di vista della soluzione che può offrire.

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Scegli il tuo stile di storytelling

È una scelta che si articola su due assi di riflessione:

  1. il tuo target
  2. la storia che vuoi raccontare

Lo stile narrativo viene determinato in gran parte dal destinatario. Non parlerai a dei Millennials allo stesso modo con cui parleresti a dei boomers. Inoltre, tutto dipende dalla natura del tuo messaggio. Vuoi sollecitare una riflessione? Insegnare qualcosa? Divertire? Invitare senza esitazione all’acquisto?

Ti faccio un esempio concreto.

Asphalte (che presto avrà un sito web in versione italiana 😉 ) è un’azienda che produce abiti fatti per durare. Il marchio si rivolge a persone che hanno una certa sensibilità ecologica e che evitano come la peste di passare tutti i loro sabati pomeriggio a ciondolare nei negozi. Gente che è alquanto soddisfatta di possedere un guardaroba contenuto.

Lo stile utilizzato dall’azienda di Bordeaux riflette l’essenza del proprio target: senza fronzoli, ma dinamico. Non lesina sui termini tecnici, perché il marchio vuole attirare persone avvedute che scelgono con cognizione di causa.

Ciò che conta è evitare di parlare di valori in cui non credi. L’effetto “vorrei ma non posso” delle marche che fanno, per esempio, greenwashing a oltranza è evidente come una macchia di vino rosso su un abito da sposa.

Secondo Seth Godin (autore, fra l’altro, del libro Il marketing racconta storie), un buon storytelling deve rispettare tre parametri essenziali:

  • L’autenticità
  • La credibilità
  • La coerenza

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Stabilire l’obiettivo della tua storia (o CTA)

Un’azienda o un’associazione racconta una storia con uno scopo ben preciso. Ti aspetti dunque che il tuo pubblico, dopo aver letto il tuo articolo, ascoltato il tuo podcast o visto il tuo video, faccia qualcosa.

Per esempio, che:

  • Si iscriva a una newsletter
  • Sottoscriva un abbonamento
  • Diventi membro di una associazione
  • Faccia una donazione a un ente
  • Si iscriva al tuo account, Facebook o altro
  • Acquisti il tuo prodotto

In materia di CTA è meglio non cincischiare: enuncia chiaramente l’azione che l’utente dovrebbe compiere.

Lo storytelling è una forma di comunicazione e, come tale, può essere messo al servizio del marketing. Tuttavia, “marketing” non è sinonimo di cupidigia, mercati finanziari e compagnia bella.

Il marketing etico esiste e consiste nell’adesione dei clienti a valori in cui l’azienda stessa crede.

Il call to action (letteralmente “l’invito all’azione”) deve essere messo in evidenza da una frase, un riquadro, un inserto, un jingle, insomma deve essere visibile, udibile e riconoscibile.

Ricorda che hai la soluzione che i tuoi potenziali clienti stanno cercando. Non nasconderla dietro frasi sibilline.

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Determina i formati e i canali di comunicazione

A seconda del tipo di storia che vuoi raccontare, il tuo persona e il messaggio da trasmettere, sceglierai il formato più appropriato per il tuo storytelling.

Può essere:

  • Scritto — articolo di blog, newsletter, ebook
  • Visivo — video, motion design, presentazioni ppt
  • Audio — podcast, programma radiofonico, intervista

I modi di fare storytelling sono molti. Una storia si ascolta, si legge, si guarda… D’altronde, tutti questi formati non sono compartimenti stagni. Un articolo di blog può essere adattato per diventare lo script di un video o di un podcast. Oppure, può essere riutilizzato per creare dei posts da pubblicare sui social media. Il contenuto di un video può essere sviluppato e approfondito nelle pagine di un ebook.

Dai vento alle ali della tua storia. Deve essere in grado di raggiungere il maggior numero di persone nel mondo. E, a questo proposito, la traduzione creativa consente al tuo messaggio di attraversare i confini, di rendere il tuo storytelling internazionale. Perché parlo di traduzione creativa? Perché solo una o un linguista che ha scelto la transcreazione come specializzazione può fare da ponte tra due culture e tradurre le emozioni. Inoltre, una solida conoscenza della traduzione SEO è un must-have.

Ovviamente, la scelta del supporto è in gran parte determinata dal formato della tua storia, ma anche, e soprattutto, dalla tipologia del tuo target.

Dove sono i tuoi personas? Se bazzicano su Instagram, fatti vedere spesso da quelle parti. Se sono un po’ più maturi li trovi su Facebook e se vanno di fretta su Twitter. I lettori accaniti apprezzeranno gli articoli sul tuo blog e se vogliono sapere tutto, con un ebook li farai felici.  

Insomma, fai in modo di essere là dove si trovano i tuoi prossimi clienti!

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Hai bisogno di una redattrice web che ti aiuti a scrivere storie che piacciano ai tuoi prossimi clienti?

Hai bisogno di una traduttrice creativa – oltretutto, specializzata SEO – che traduca la tua storia?

Questo è il call to action di cui ti ho parlato 😉

Per restare in tema:

Storytelling: raccontare storie che scaldano il cuore.

Lo storytelling è vecchio quanto il consorzio umano. I racconti accanto al fuoco dei nostri antenati ne sono state la prima espressione. Storie di caccia, di vita quotidiana e pure qualche facezia cavernicola. Il piacere di raccontare e ascoltare storie è inscritto nei nostri geni. Non sono gli esperti in marketing che hanno inventato l’arte di raccontare storie. L’hanno semplicemente trasposta alla vendita di prodotti per permettere ai consumatori di scegliere la loro storia preferita.

Cos’è lo storytelling?

Lo storytelling è la costruzione di storie, fittizie o reali, strutturate in una trama narrativa. Nell’ambito del marketing, il suo obiettivo è illustrare i valori dell’azienda e i vantaggi dei prodotti che vende, il tutto cercando di suscitare emozioni.

Una storia vera

In questo primo articolo dedicato allo storytelling, vi racconterò una storia. È successa davvero ed è la storia di Johnny the Bagger.

Stati Uniti, una cittadina come tante altre. Un minimarket deve fare i conti con un grosso supermercato che ha aperto poco lontano.

In preda al panico per il calo del fatturato, il direttore si rivolge a una consulente, Barbara Glanz, esperta in gestione aziendale.

La specialista comincia con il convocare tutto il personale. Vuole che tutti e tutte siano consapevoli del pericolo incombente. Solo l’azione di ognuno avrebbe potuto salvare la baracca. La salvezza risiedeva nell’intelligenza collettiva, secondo Barbara. Ogni proposta costruttiva sarebbe stata la benvenuta.

Johnny lo Storyteller

Johnny, che di lavoro fa il bagger, (hai presente? Sono quelli che mettono la spesa dei clienti nei sacchetti di carta, se ne vedono spesso nei film americani, è il lavoro che viene offerto a Ellis Boyd “Red” Redding quando esce di prigione nel film Le ali della libertà 😊 ) torna a casa e comincia a pensare a come può contribuire alla causa.

Seduto al tavolo della cucina, alza la testa e il suo sguardo viene catturato dal calendario da parete. Si tratta di uno di quei calendari giornalieri da sfogliare. Ogni giorno, una pagina e su ogni pagina la frase filosofica del giorno. Allora, Johnny ha un’idea: ricopiare ognuna di quelle perle di saggezza su altrettanti foglietti. Ne avrebbe messo uno in ognuno dei sacchetti che preparava per i suoi clienti.

Una storia val bene una lunga attesa

Pochi giorni dopo, il direttore nota una lunghissima coda alla cassa di Johnny, mentre quella accanto è completamente vuota. Attento alla soddisfazione dei suoi clienti, dice all’ultima persona in coda: “Se rimane qui ne ha per mezz’ora. Passi alla cassa accanto, non c’è nessuno”, assicura. Ma la signora risponde: “Aspetto volentieri mezz’ora per avere in cambio la massima del giorno di Johnny!”

La notizia dei “pensierini di Johnny” fece il giro della contea, attirando frotte di clienti in cerca di umanità.

Johnny The Bagger, diciannove anni e sindrome di Down ha, forse inconsapevolmente, usato il potere dello storytelling. I clienti del negozio non compravano solo prodotti: compravano le piccole massime del giorno. E anche la storia di Johnny.

Ti è piaciuta questa storia?

Anche ai tuoi potenziali clienti piacciono le storie.

È su questo postulato che si basa il potere dello storytelling. Il minimarket di Johnny è riuscito a tenere testa al colosso che minacciava di mangiarselo in un sol boccone. I clienti hanno comprato una storia, non un servizio o un prezzo. Allo stesso modo, i tuoi clienti non acquistano solo i tuoi prodotti e servizi, ma acquistano anche, e soprattutto, la tua storia.

Lo storytelling è un modello di marketing perfettamente democratico, perché accessibile a tutti. Non servono grandi mezzi e ingenti budget da dedicare alla comunicazione. Abbiamo tutte e tutti delle storie da raccontare.

I grandi brands sono forti in storytelling. Per esempio, Apple racconta una storia di tribù. Gli utilizzatori dei suoi prodotti si riconoscono fra loro. Sentono di far parte di una sorta di élite accomunata dai prodotti top di gamma dell’azienda di Cupertino. La mela di Steve Jobs e tutto ciò che rappresenta sono diventati grandi grazie allo storytelling. Ma tutti possono fare come lui: basta inventarsi una bella storia da raccontare.

Lo storytelling: quando l’emozione è palpabile.

Lo confesso, anche se non sono una consumatrice accanita, mi piace la pubblicità. Non sono il tipo di persona che fa zapping compulsivo quando dentifricio o pannolini irrompono nell’intreccio elettrizzante che si svolge sul mio piccolo schermo. D’altra parte, in termini di pubblicità, mi è rimasta un’esigenza quasi bambinesca. Trovo assolutamente soporifere quelle pubblicità in cui il medico di turno con il suo bel camice bianco elenca i benefici dei microbiotici, o delle microparticelle di carbone attivo, a seconda dei casi. Canta le lodi del prodotto ma, ahinoi, non racconta una bella storia che possa trattenere il dito già pronto sur tasto del telecomando.

Mi piacciono le belle storie come quella raccontata Procter & Gamble in occasione dei Giochi olimpici di Rio 2016, che, lo ammetto, mi fa sempre uscire una lacrimuccia.

=> Guarda lo spot qui, musica di Ludovico Einaudi, emozione assicurata 😉

Qual è lo scopo dello storytelling nel marketing?

Secondo la psicologa Jennifer Aaker, una storia ci rimane più impressa di un dato di fatto o di una statistica, e questo fino al 22%  (intervista rilasciata a Le Monde Informatique, 5 ottobre 2016).

L’obiettivo principale dello storytelling è lasciare un segno, un ricordo indelebile nella memoria del pubblico. Ma ci sono ragioni molto specifiche e tutte diverse per raccontare una storia. Far conoscere i tuoi prodotti, aumentare la notorietà della tua azienda, raccogliere consensi, aumentare adesioni o numero di abbonati. Insomma, vendere prodotti e aumentare il fatturato non è il suo unico scopo. Lo storytelling promuove e sostiene le cause comuni, aumenta la consapevolezza, crea nuove opportunità.

Alcuni esempi di storytelling ben riuscito:

The Good in Town. Questa rivista online è la voce di una società benefit fondata da Sara Serafini. Il suo scopo è quello di contribuire alla transizione verso una nuova era. Un mondo dove il business è una forza positiva che non produce solo profitto ma anche, e soprattutto, sostenibilità. Le storie che si fanno leggere tutte d’un fiato parlano di innovazione, ispirazione, inclusione. Penne vivaci e storytelling accattivante per messaggi coinvolgenti.  

=> Visita il sito di The Good in Town

GoPro. Certo, lo scopo dello storytelling dell’azienda fondata da Nick Woodman è senza ambagi quello di vedere fotocamere e accessori relativi. Ma nello spot qui sotto, ci racconta una storia che punta sull’emozione, che mette il prodotto in secondo piano per mettere a fuoco (è il caso di dirlo) le persone che lo utilizzano – in questo caso, i vigili del fuoco che salvano un gattino. Questi ultimi, diventano protagonisti di una storia che è bello raccontare.

Kumquat Prod. Questa agenzia di produzione audiovisiva è stata fondata da Delphine Berlioux, talento da vendere e sensibilità a fior di pelle. La sua mission: raccontare “storie che contano davvero”. Attraverso l’occhio della sua fotocamera e con un approccio unico, Delphine racconta di passioni e di valori condivisi. Mette in primo piano ciò di quanto più autentico il territorio francese è capace di produrre. Racconta di donne e uomini straordinari nella loro normalità. Storia che ci ispirano, ci mostrano un altro modo di vivere. Coesistere per e con la terra, senza sfruttarla, ma nutrendola, perché possa continuare a nutrirci. Sono fiera di poter annoverare Kumquat Prod fra i miei clienti 😊

=> Visita il sito di Kumquat Prod

Insomma, lo storytelling può essere messo al servizio di chi lavora per rendere il nostro pianeta un bel posto in cui vivere. Questo è solo una delle molteplici applicazioni di questo formidabile strumento di comunicazione.

A presto per il prossimo articolo sullo storytelling!

E se nel frattempo vuoi raccontare la storia del tuo brand in francese, contattami !

PER RESTARE IN TEMA

le fasi dello storytelling

Le 12 domande sulla traduzione SEO

In questo articolo cercherò di rispondere alle domande sulla traduzione SEO. Una definizione calzante: tradurre un testo e far sì che piaccia ai motori di ricerca oltre che agli esseri umani

Se hai un sito web e una florida attività in Italia, probabilmente sai già a che punto le tecniche volte all’ottimizzazione per i motori di ricerca siano importanti.

Quando decidi di esportare il tuo brand in Francia, la versione francese del tuo sito deve subire lo stesso trattamento. Ed è qui che entra in gioco la traduzione SEO.

Che cos’è la traduzione SEO?

La traduzione SEO è un insieme di procedure tecniche e linguistiche volte a migliorare l’indicizzazione del sito e, di conseguenza, il posizionamento fra i risultati di ricerca in un’altra lingua. Fra le tecniche di traduzione SEO troviamo la ricerca semantica, l’analisi delle parole chiave e il loro inserimento nei meta tag e nei titoli, tutto questo nella lingua di destinazione. D’altronde, la traduzione in un’ottica di SEM (Seach Engine Marketing) tiene conto della fruibilità del testo: armonia nella distribuzione delle parole chiave, numero di parole per paragrafo, ecc. Tutto ciò, nel rispetto dei riferimenti culturali del target.


SOMMARIO


PERCHÉ DOVREI LOCALIZZARE IL MIO SITO WEB?

L’inglese ha instaurato un regno che rimane sovrano e indiscusso, almeno per ora. Rimane il fatto che, nonostante la conoscenza dell’inglese sia sempre più diffusa, la maggior parte delle persone vuole leggere contenuti nella propria lingua.

Una ricerca sull’e-commerce del Common Sense Advisory (2019), ha rivelato che il 72% dei consumatori effettua acquisti sui siti redatti nella loro lingua madre. Inoltre, secondo un sondaggio, per il 56% di loro, la lingua è un criterio preferenziale rispetto al prezzo. A conferma di questo risultato, la spesa media è più alta quando gli utenti navigano fra le pagine di un sito redatto nella loro lingua.

Ecco dunque la risposta: perché se non localizzi il tuo sito, precludi l’accesso a tutti coloro che non faranno mai clic sulla versione inglese (o italiana ) del tuo sito. Sono sicura che non hai voglia di privare la tua attività di una potenziale clientela che chiede solo di capire come si fa per passare al carrello…

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PERCHÉ DOVREI TRADURRE IL MIO SITO IN FRANCESE ?

Secondo una ricerca effettuata da Business.com (2020), la Francia fa parte dei 10 Paesi più attivi nell’e-commerce.

Inoltre, secondo Fevad, il numero di persone che acquista online è aumentato considerevolmente nel 2020. Sono quindi 41,6 i milioni di francesi che preferiscono il carrello virtuale a quello con la monetina.

Ti lascio tirare le debite conclusioni 😉

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COSA COMPRENDE LA TRADUZIONE SEO NEL 2022?

Elementi necessari:ce l’ho mi manca
Padronanza della lingua di partenza
Perfetta padronanza della lingua di destinazione
Conoscenza approfondita del contesto culturale di partenza e di destinazione
Conoscenza del mercato target
Analisi semantica parole chiave e ricerca sinonimi
Infarinatura (con molta farina) dei principali CMS
Traduzione URL (in opzione), meta tag e sottotitoli delle immagini
Utilizzo di tecniche di transcreazione
Conoscenza di content marketing e delle tecniche di inbound marketing

Risultato della traduzione SEO: un migliore posizionamento nei motori di ricerca in Francia

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SÌ, MA COME FUNZIONANO I MOTORI DI RICERCA?

I motori di ricerca si avvalgono di software detti spider, crawler o bot. I crawler analizzano infinite pagine web, le aggiungono al loro database e le organizzano in base a cluster semantici. Queste azioni servono in seguito a comporre la SERP (Search Engine Result Page) per una determinata ricerca. Tutto questo avviene in tre processi distinti :

Scansione: il bot accede alle pagine del sito web e ne analizza contenuti ( testi, immagini, video, pdf, etc.) Se queste pagine sono collegate ad altre pagine, attraverso dei link, il bot continua il processo di scansione anche su quelle pagine.

Indicizzazione: dopo aver analizzato i contenuti, il crawler le memorizza nel suo indice.

Posizionamento: attraverso determinati sistemi di ranking, i crawler decidono a quali pagine dare visibilità nella SERP seguendo un criterio di pertinenza con le domande degli utenti.

Capire i motori di ricerca in 5 minuti (Grazie Google 🙂

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COSA SI INTENTE PER CONTENUTO FOCALIZZATO SUL PUBBLICO DI DESTINAZIONE?

In un altro articolo di questa serie dedicata all’inbound marketing, abbiamo parlato dei buyer personas. Prima di investire tempo e denaro nel marketing di contenuto, devi porti la seguente domanda:

Chi è il mio o la mia cliente target?

Quando sai a chi rivolgi, sai anche che tipo di contenuti offrire. E questo vale anche per la traduzione dei tuoi contenuti marketing. L’espansione del tuo marchio in un altro Paese implica il targeting di un nuovo pubblico. Una traduttrice esperta in SEO è “immersa” negli usi e costumi nel Paese di destinazione e conosce le particolarità del mercato di riferimento e le sue esigenze.

Il dado è tratto e hai deciso di partire alla conquista del mercato francese? In tal caso, la localizzazione del tuo sito web è indispensabile.

Vuoi raccontare la storia del tuo business in francese, esportare il tuo brand in Francia e fare breccia nel cuore dei tuoi prossimi clienti ?

Contattami oggi e richiedi una valutazione gratuita

Sei solamente in fase di valutazione e prima di lanciarti vuoi fare dei test?

Allora potresti prendere in considerazione la creazione di una pagina di destinazione (o landing page) per la promozione del tuo prodotto di punta. Oppure la traduzione SEO di una landing page già esistente. Una cosa è certa: se ti rivolgi a una traduttrice o una copywriter specializzata in ottimizzazione per i motori di ricerca, hai la garanzia di raggiungere il tuo pubblico di destinazione grazie a un messaggio redatto su misura.

Qual è la relazione che i robot di Google intrattengono con la traduzione SEO?

La chiarezza e la leggibilità dei contenuti sono criteri fondamentali per la qualità dei tuoi contenuti. Soprattutto da un punto di vista SEO. Lo scopo del gioco non è tanto di inserire parole chiave a profusione al punto di rendere il testo difficile o sgradevole da leggere. Anche perché in tal caso il tuo testo non se lo filerà nessuno, né gli umani né gli algoritmi. In effetti, Rank Brain, componente del massiccio algoritmo Hummingbird, ha un compito specifico: interpretare le queries e cercare i migliori risultati. Ma Penguin, un’altra componente del cervello di Google, penalizza i cosiddetti “bad links”. Si comporta come un po’ come un controllore e applica la censura su tutti i contenuti che non giudica rilevanti o che utilizzano tecniche non proprio ortodosse come l’abuso di parole chiave.

Una traduttrice specializzata SEO queste cose le sa (infatti, le ho appena scritte 😉 ) e non permetterà mai che i tuoi contenuti vengano censurati.  

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CHE COSA SONO LE PAROLE CHIAVE E A COSA SERVONO NELLA TRADUZIONE SEO?         

Le parole chiave sono i mattoni dell’ottimizzazione per i motori di ricerca. Per esempio, se vendi prodotti di bellezza ecobio certificati, utilizzerai parole come “eco-friendly”, “senza nickel”, “ecocompatibili con l’ambiente”, “prodotti naturali”, ecc. Molto probabilmente le hai già implementate nel contenuto del tuo sito italiano o delle schede-prodotto. La stessa pratica deve essere eseguita nella lingua di destinazione. Tuttavia, non si tratta di tradurre direttamente le parole chiave, ma di trovare quelle che fanno breccia nel cuore dei lettori e delle lettrici target. Ogni singola parola chiave viene attentamente passata al vaglio al fine di trovare le corrispondenti in termini di senso e di valore percepito nella lingua di arrivo.

Tutto questo fa parte del processo chiamato localizzazione. Una traduttrice SEO-friendly conduce una ricerca accurata di parole chiave per il mercato di riferimento. Lo scopo? Quello di garantire che l’integrità e il significato dei tuoi contenuti siano mantenuti. Google Keyword Planner è il mio strumento SEO preferito, ma esiste una pletora di strumenti utili, come SEMrush, Google Trends, Ubersuggest, AnswerThePublic…

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CHE COSA È L’ADATTAMENTO SEO DEI METADATI?

I metadati sono un altro elemento cruciale dell’ottimizzazione. I tuoi meta titoli, meta descrizioni e meta tag vengono utilizzati per descrivere la tua pagina web e i tuoi contenuti. Se la pagina è tradotta o redatta a regola d’arte, i motori di ricerca possono anche estrarre queste informazioni e presentarle come snippet nei risultati di ricerca.

esempio di snippet
Esempio di snippet

I meta titoli e le meta descrizioni possono influire notevolmente sulle percentuali di “clic”. Se il contenuto è conciso e chiaro nella lingua di destinazione, non c’è nessuna ragione che impedisca il tuo nuovo pubblico di cliccare sul link del tuo sito.

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QUALI CONTENUTI POSSONO ESSERE TRADOTTI SEO?

Esistono diversi tipi di contenuto che possono essere tradotti in un’ottica di SEO:

  • Siti web
  • Articoli di blog
  • Schede-prodotto
  • Landing page
  • Contenuti sui social
  • Campagne Google Ads

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PERCHÉ LA SEO È COSÌ IMPORTANTE NEL 2022?

Perché non siamo soli: secondo Internet Live Stats, nel momento in cui questo articolo viene redatto, ci sono 1.927.224.459 siti web nel mondo.  

Quindi, potresti avere il prodotto più fantastico che esista, proporre una soluzione incredibilmente efficace, offrire il servizio che tutti vorrebbero utilizzare, ma se nessuno ti trova sulla Rete, tutto questo rimarrà riservato a pochi intimi. L’ottimizzazione per i motori di ricerca è la scialuppa di salvataggio che viene a strapparti dall’oceano rosso in tempesta per condurti nelle acque tranquille dell’oceano blu. La SEO è il razzo ausiliario della tua crescita, un acceleratore di notorietà.

Detto fra noi, che soddisfazione ci sarebbe ad avere la Gioconda in casa se non la mostri a nessuno?

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E QUANDO IL SITO È STATO TRADOTTO, COME FACCIO A GESTIRE I NUOVI CLIENTI FRANCESI?

ScriptaManent Traductions offre una gamma completa di servizi linguistici e di traduzione per accompagnare la crescita del tuo brand in Francia. Considerami come una sorta di ponte SEO.

Traduco i tuoi contenuti nel rispetto delle tue linee guida e della voce del tuo marchio. Se necessario, procedo alla revisione e al restyling di un testo già esistente, in italiano o in francese, per avvicinarlo al tuo stile e alla tua brand voice.

Inoltre, grazie alla transcreazione, quel felice connubio di traduzione e creazione di messaggi marketing, i tuoi testi verranno percepiti come scritti direttamente in francese. Una buona traduttrice ha una penna (tastiera?) lieve e sa diventare invisibile.

Ma non è tutto. Il mio non è un servizio “grazie, e tanti saluti” alla consegna della traduzione del tuo sito. È più simile a un’evoluzione di squadra con gli occhi fissi sull’obiettivo. Un “crescere insieme”.

I servizi OMNIA includono :

  • Amministrazione del contenuto del sito Internet (aggiornamenti regolari, rinnovo delle schede prodotto, ecc.)
  • Creazione di landing page nella lingua di destinazione a ogni nuovo lancio di prodotti
  • Gestione dei social network nella lingua di destinazione
  • Stesura in maniera continua di testi per il blog interno o per i guest-blogs
  • Redazione e invio di newsletter nella lingua di destinazione
  • Organizzazione del servizio post-vendita

Per maggiori dettagli, clicca qui

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PRONTI·E PER L’AVVENTURA?

Se hai già deciso di portare in Francia il valore aggiunto contenuto nei tuoi prodotti e servizi, valutiamo insieme in quale maniera procedere. Stabiliremo insieme tempistiche, processi, budget e modalità per trovare insieme la formula adatta alle tue esigenze e ai tuoi obiettivi.

Contattami oggi e richiedi una valutazione gratuita

E SE AVESSI ANCORA DELLE DOMANDE?

Penserei che è assolutamente normale! Passare alla localizzazione del tuo sito, alla traduzione e transcreazione dei tuoi contenuti non è una decisione da prendere alla leggera. Posso aiutarti a capire se è questo il momento buono per procedere alla traduzione SEO o se è più opportuno “testare” il mercato con una landing page dedicata al tuo prodotto di punta. Parliamone insieme, senza impegno e con il piacere di fare una chiacchierata transalpina!

La tua attività merita le migliori parole!

PER RESTARE IN TEMA

il tuo buyer persona
content marketing transcreazione
strategia marketing e transcreazione
marketing efficace e transcreazione

Trovare il tuo cliente ideale : chi è il tuo Buyer Persona?

La legge ferrea dell’inbound marketing: se ti rivolgi a tutti, non ti rivolgi a nessuno. Quindi, il primo passo nella tua strategia di inbound marketing (e più precisamente, di content marketing) è identificare le persone a cui ti rivolgi.

Queste persone sono chiamate Buyer Personas.

Vediamo come fare per delineare il loro profilo, per adattare il tuo discorso commerciale in base alle loro esigenze e per raggiungerle.

Definizione di buyer persona.

Un Buyer Persona è la rappresentazione semi-fittizia del tuo o della tua cliente ideale. Per realizzare il suo ritratto puoi utilizzare dati demografici, ricerche sociali e comportamentali, rapporti sulle abitudini di consumo. Oltre a, ovviamente, parecchie sessioni di brainstorming per cercare di immaginare le sue motivazioni, obiettivi e problematiche.

In un certo senso, è un po’ come ricreare l’amico immaginario dei tuoi cinque anni (beh, io ne avevo uno, si chiamava Ugo)😉

Perché creare un Buyer Persona?

Innanzitutto per targetizzare la tua comunicazione. Il content marketing, di cui abbiamo già parlato, è un processo volto a creare e distribuire contenuti utili e pertinenti. A che scopo? Molto semplicemente per far innamorare dei tuoi prodotti (o servizi) un target ben definito. E per fargli giurare amore eterno. I contenuti che proponi devono fornire risposte ai tuoi Buyer Personas. Se li identifichi, potrai aiutarli nel migliore dei modi: rispondere meglio alle loro domande e meglio risolvere i loro problemi. E questo li attirerà naturalmente verso i tuoi prodotti.

Accompagnarli lungo il loro buyer’s journey

Inoltre, è importante sottolineare che è fondamentale identificare in quale fase del loro percorso di acquisto si trovano i tuoi Buyer Personas.

Infatti, l’inboud marketing ruota attorno a 4 tappe essenziali:

  1. Attrazione: la tua potenziale clientela deve essere in grado di trovarti nell’oceano delle offerte del Web
  2. Seduzione: i tuoi contenuti devono essere attraenti per non farla andare via
  3. Conversione: trasforma le visite in acquisti, adesioni o abbonamenti
  4. Fidelizzazione: creare una clientela talmente felice che diventerà la portabandiera del tuo brand

Il tuo discorso marketing non sarà lo stesso se il tuo persona è nella fase iniziale (o awareness) o verso la fine (decision) del suo viaggio.

Come creare i tuoi Buyer Personas?

Prima di tutto, fai un’analisi dei prodotti e/o dei servizi che proponi, valuta obiettivamente l’immagine del tuo marchio.

Per esempio, se vendi borse in pelle, non vale la pena di fare i salti mortali per attirare persone sensibili alle sofferenze inflitte agli animali. In tal caso, ti orienterai verso un altro tipo di target. Se invece vendi le stesse borse, ma in plastica riciclata o in AppleSkin, ha già sicuramente un’idea dei buyer personas a cui ti rivolgi. Sarà poi necessario affinare i dettagli del ritratto. Quali sono i suoi bisogni? Quali sono i suoi interessi? E le sue abitudini di acquisto?

Vediamo nella scheda qui di seguito un possibile Buyer Persona di un’azienda che produce accessori di moda ecosostenibili.

Tabella esempio creazione buyer persona
Esempio di buyer persona

In questo caso ho immaginato un Buyer Persona con un problema che le mie competenze, la traduzione e la transcreazione, possono risolvere. Nel caso di Dominique Green, la traduzione è la risposta giusta.

L’immagine che il marchio trasmette le piace. Tuttavia, è solo all’inizio del proprio viaggio e ha ancora molte domande senza risposta : questi accessori sono davvero prodotti in Europa? Sono davvero ecologici? Il loro prezzo è giustificato?

Come fornire a Dominique una risposta ai suoi dubbi? Traducendo i contenuti (schede-prodotto, sito web, social network, blog) in una lingua che Dominique comprende, l’azienda le permette di cogliere appieno i valori del brand e di trovare la conferma che i prodotti sono proprio quelli che sta cercando.

Dominique è solo un esempio di Buyer Persona; puoi andare avanti all’infinito creando una profusione di profili diversi, facendo per ognuno quanche sessione di brainstorming sulla loro possibile identità, comportamento, problemi e le soluzioni che puoi offrire.

Ehi, traduttrice, ma come faccio, concretamente, per creare i miei buyer personas?

Per esempio, puoi utilizzare il fantastico strumento online offerto da Hubspot! Gradevole da usare, ti offre la possibilità di creare infiniti Buyer Personas in modo semplice e intuitivo.

Altrimenti puoi scaricare le schede che ho creato per te (sì, lo so, sono una traduttrice creativa, non perdo mai il vizio!).

Scarica le schede-guida per la creazione dei tuoi buyer personas B2C e B2B

Buona creazione!

Content marketing e transcreazione

Il content marketing è un processo volto a creare e fornire contenuti utili e pertinenti a un target chiaramente definito. Tali contenuti hanno l’obiettivo di attrarre e fidelizzare potenziali clienti e di far compiere loro un’azione che li trasformi in soddisfatti clienti. In altre parole : far innamorare i tuoi prossimi clienti e far loro giurare amore eterno. Come? Fornendo loro le risposte che cercano!


Il potere del content marketing

In realtà, anche se si tratta di un concetto molto alla moda, il content marketing non è una novità. Il primo esempio di content marketing è L’Almanacco del Povero Richard, lanciato nel 1732 da Benjamin Franklin per promuovere la sua attività di editore e tipografo.

Come funziona il content marketing? È molto semplice : invita i potenziali clienti a compiere un percorso, che si articola nel modo seguente:

E come fa tutto questo? Grazie a strumenti incredibilmente efficaci come :

  • I video
  • Gli articoli di blog
  • I post sui social network
  • La pubblicità “mirata”
  • L’identificazione e il trattamento dei leads
  • Le E-mails
  • Le chatbot

Il marketing di contenuto fa parte di una strategia di “inbound marketing” accuratamente mirata.

La differenza fra invadenza e seduzione

Quali sono le principali differenze fra l’inbound marketing e l’outbound marketing ?

Immaginiamo che tu sia alla fermata dell’autobus, come tutte le mattine, per andare al lavoro. Hai gli occhi incollati sul cellullare e ti stai appassionando al tema del video : “Come construire un comò con i rulli della carta igienica in 20 minuti”. All’improvviso, un tipo spuntato dal nulla viene da te e ti propone di comperare degli occhiali da vista.

Ci sono buone probabilità che tu lo rimandi da dove è venuto. Tanto per cominciare, ti ha disturbato distogliendoti dal tuo appassionante video. E poi, manco lo conosci, e niente ti dice che puoi fidarti di lui.

Immaginiamo ora che tutte le mattine, mentre aspetti l’autobus, lo stesso individuo venga da te per intavolare una gradevole conversazione. Senza essere invadente, si interessa ai tuoi piccoli grattacapi e, parlando parlando, scopre che hai qualche problemino di vista. Poiché conosce bene la materia, cominicia con il darti dei consigli utili e trovi che sia veramente carino da parte sua.

Di conseguenza, se alla fine della settimana ti dice che vende occhiali da vista, sarai probabilmente favorevole all’idea di andare a visitare il suo negozio e magari di provare i suoi occhiali.

Sparare nel mucchio: l’outbound marketing

Ecco un esempio che illustra la differenza fra l’outbound marketing (o marketing “dell’interruzione”) e l’inbound marketing (o marketing “dell’attrazione”)

In effetti, il problema del marketing tradizionale (tipo le pubblicità televisive che vi interrompono proprio mentre il testimone sta rivelando il nome dell’assassino) è che “spara nel mucchio” senza distinzione. Il suo scopo è diffondere messaggi di massa. Non si preoccupa di targhettizzare il pubblico per età, interessi o localizzazione geografica. È un marketing del tipo : “Tormentateli tutti, il marketing riconoscerà i suoi”.

Di conseguenza, non si interessa alle problematiche del target che il prodotto pubblicizzato dovrebbe poter risolvere. Quali sono le esigenze e i bisogni del target? In quale delle fasi di conversione si trova? Ha già identificato il proprio problema e la sua soluzione? È pronto per passare al carrello? L’outbound non sa rispondere a queste domande.

Un ritorno sull’investimento così così

D’altronde, l’outbound marketing ha costi elevati che spesso si traducono in un ROI piuttosto basso.

Per questo motivo il marketing tradizionale ha conosciuto un certo declino negli ultimi anni. L’inbound marketing è la risposta a questo calo di incisività.

Per quale motivo? Per tornare allo scopo dell’inbound marketing, i contenuti prodotti devono essere interessanti e fornire risposte agli utenti. Inoltre, tali risposte devono essere adattate alla fase del processo di conversione nella quale si trovano. Per quanto mi riguarda, le parole chiave dell’inbound marketing sono: targettizzazione e generosità. In effetti, i messaggi sui vari mezzi di comunicazione devono permettere alle persone di risolvere i loro problemi, di imparare qualcosa o di trovare l’idea giusta.

Se dovessi trovare un’immagine che definisca le due tecniche, direi che l’outbound acchiappa i clienti con un lazo mentre invece l’inbound li attira con una calamita.

outbound marketing
Outbound marketing
inbound marketing
Inbound marketing

Alla ricerca del buyer persona

Qundi, lo hai certamente capito, se parli a tutti non parli a nessuno. Per mirare il tuo marketing devi sapere a chi ti rivolgi. A questo scopo devi trovare il tuo buyer persona, ovvero devi dipingere il ritratto del cliente ideale. La sua costruzione si basa su ricerche di mercato, dati reali di clienti esistenti e alcune ipotesi o intuizioni personali. Questo passaggio è fondamentale e merita di essere trattato in un articolo a parte. Eccolo qui!

La transcreazione e il content marketing nella vita reale

Va tutto bene, ma che cosa c’entra la trascreazione con il content marketing?

Come già visto nel primo articolo di questa serie, la transcreazione è la traduzione al servizio del marketing. Il suo scopo è quello di affermare la reputazione di un brand su un mercato straniero e di aumentare il tasso di conversione.

Con questo obiettivo, e per poter meglio illustrare gli effetti concreti della trascreazione quando inserita in una buona strategia di marketing, ti mostro qui di seguito un esempio di vita reale.

Caso di studio: FRH – French Riviera House Hunting

Cliente : Fabricio Carminati

Azienda: FRH – French Riviera House Hunting

Settore di attività: caccia immobiliare, buyer agent

Buyer Persona: dirigenti, funzionari, imprenditori, in attività o in pensione, stranieri al 90%, desiderosi di stabilirsi in Costa Azzurra o semplicemente di acquistare una proprietà nella regione

Canali di comunicazione : video, sito Internet, pubblicazioni Instagram, LinkedIn e Facebook, white paper

Servizi proposti da ScriptaTraductions: revisione, transcreazione, localizzazione e sottotitolaggio

Il cliente

FRH è un’agenzia di caccia immobiliare situata a Nizza (F) e il cui terreno di… caccia è la Costa Azzurra. Il suo fondatore è partito da una semplice constatazione: gli stranieri che desiderano acquistare beni in Francia intraprendono un percordo a ostacoli. Complessità nelle procedure amministrative, interlocutori con una conoscenza molto rudimentale della loro lingua, annunci spesso sibilini con foto di pessima qualità: ecco alcune delle difficoltà che possono trovarsi ad affrontare.

Queste sono le ragioni per cui FRH si concentra unicamente sugli aquirenti e propone ai propri clienti:

  • Un servizio di ricerca di beni e un’interfaccia unica poiché tratta con i venditori e/o gli agenti immobiliari
  • Un accompagnamento completo, che va dalla visita delle proprietà alla firma dell’atto notarile
  • Un servizio di assistenza per la sistemazione in Costa Azzurra

La sfida

Desiderando rivolgersi a una clientela straniera, molto più bisognosa di supporto in quanto meno abituata alla complessità amministrativa francese, il signor Carminati ha capito subito che la traduzione della sua comunicazione (che cura meticolosamente) doveva essere effettuata da professionisti esperti. Le lingue del suo “target”: inglese, italiano, russo e tedesco.

Perché FRH ha scelto Traduxcopy

Il signor Carminati non era soddisfatto del tasso di conversione del suo sito Internet. Aveva già identificato chiaramente il problema. Di conseguenza, era alla ricerca di:

  • Professionisti specializzati in localizzazione e ottimizzazione per i motori di ricerca
  • Traduttori·trici che padroneggino la transcreazione per l’adattamento del suo white paper

In ScriptaTraductions, il signor Carminati ha trovato una traduttrice specializzata in marketing, esperta SEO e trascreazione. Inoltre, uno dei suoi settori di specializzazione è quello immobiliare.

In che modo Traduxcopy ha aiutato FRH

Per cominciare, ho revisionato la versione francese del suo libro bianco. Poi l’ho tradotto in italiano, adattandolo alle particolarità del pubblico di destinazione con un approccio di transcreazione per rendere la lettura più gradevole. In seguito, mi sono rivolta alla mia rete di colleghi·e per la localizzazione del sito web e del libro bianco in inglese, russo e tedesco. La traduzione verso il tedesco è in corso. Inoltre, la collaborazione con FRH continua con la regolare sottotitolazione dei video di YouTube (un video ogni 15 giorni).

Riassumendo :

  • Rilettura e revisione della versione francese del libro bianco
  • Traduzione e transcreazione del libro bianco verso l’italiano
  • Localizzazione del sito Internet in italiano
  • In collaborazione con i colleghi e le colleghe : stessi servizi verso l’inglese, il russo e il tedesco
  • Sottotitolaggio su base continuativa dei video YouTube

I risultati

Sei mesi dopo:

52 %

Visite in più sul sito

66 %

Aumento dei download del libro bianco

15

Contatti italiani qualificati

D’altronde, 4 dei 15 contatti hanno già firmato un mandato di ricerca. Sarebbe una gioia per me aggiornare questo articolo aggiungendo : “4 clienti soddisfatti!”

La versione italiana è stata realizzata per prima. Avremo presto le statistiche delle versioni nelle altre lingue. Non vedo l’ora !

Vuoi generare leads e trasformarli in clienti ?

Se stai pensando di aumentare il tuo brand awareness qui in Francia e di mettere della transcreazione nel tuo marketing, fai come FRH: contattami !

Per rimanere in tema:

marketing efficace e transcreazione
strategia marketing e transcreazione
il tuo buyer persona
12 domande sulla traduzione SEO

Parola di cliente #1: Virginie Marielle

Tempo di lettura: 6 minuti

Senza clienti, noi, artigiani e artigiane della parola, saremmo come spettacolanti che recitano davanti a una platea vuota. Le persone che hanno scelto di lavorare con me non sono solamente il carburante che fa andare avanti la locomotiva.

Sono parte integrante della mia identità.

Buongiorno! In questa nuova serie di articoli, vi presenterò le imprenditrici e gli imprenditori con cui ho il privilegio di collaborare. Ringrazio di cuore coloro che hanno accettato di rispondere alle mie domande leggere e ragionevolmente impertinenti.

Nella prima di queste interviste scopriremo l’universo di Virginie Marielle.

Virginie Marielle è editrice e co-autrice di libri marketing per professionisti e professioniste che vogliono aumentare la loro autorevolezza attraverso la pubblicazione di un libro ad alto impatto. Offre a coloro che cambiano la vita delle persone l’opportunità di diffondere la propria storia, metodo e filosofia al fine di influenzare positivamente il mondo.

Virginie è anche formatrice e aiuta aspiranti autori e autrici a trasformare la loro passione per la scrittura in una redditizia attività professionale.

Il diritto di vivere della propria passione.

Come ti chiami?

Virginie Marielle.

Qual è il tuo colore preferito?

Color marron glacé – ma non il marron glacé che si mangia…

E il tuo gusto di gelato preferito?

Limone, senza i pezzettini di scorza

In quale animale ti identifichi?

Nel gatto, anche se mi dicono che abbia una fisionomia da rapace 😉 Mi piacciono anche le scimmie.

Qual è la tua citazione preferita?

Un tiens vaut mieux que deux tu l’auras (= meglio un uovo oggi che una gallina domani)

E una frase che ti fa uscire dai gangheri?

Au jour d’aujourd’hui

Che lavoro fai?

Non lo so 🙂

Quale fu la rivelazione ? Quel punto invisibile nello spazio-tempo dove tutto ha avuto inizio?

Sono nata in una minuscola cittadina di campagna non lontana da Bordeaux. Avevo pochissime amiche ed ero piuttosto solitaria. Intorno a me, solo vigne e qualche pecora. Ogni tanto si vedeva passare un motorino, ma le strade non erano asfaltate. All’età di 12 anni, ho scoperto New York. Decisi allora che da grande avrei fatto: l’attrice, la prima ballerina, la scrittrice, la pittrice. Avrei vissuto a 100 all’ora, ci sarebbero state sirene ovunque, dappertutto set cinematografici per strada, avrei frequentato persone provenienti da ogni dove e avrei ottenuto tutto quello che volevo.

Ho iniziato a mettere in pratica tutto questo non appena ne ho avuto legalmente la possibilità, a 18 anni. E non ho mai smesso. Ho lavorato in campo artistico e cinematografico, a Parigi, a San Francisco, a New York… Oggi vivo a Barcellona, non so dove vivrò domani. Ma ora siamo in quattro, non sono più una navigatrice solitaria. Oltre a occuparmi della creazione di diversi libri all’anno, di un progetto di romanzo grafico e di una formazione alla scrittura professionale, faccio anche la mamma. Ho due adolescenti che vogliono diventare goth o DJ, ancora non si sa bene, nel frattempo mi adopero affinché mangino verdura biologica e vivano in una casa pulita e ordinata.

Ma posso assicurarti che trovo spesso dei set cinematografici sotto casa, che vivo in un posto dove tutti parlano tre o quattro lingue, che si sentono sirene tutto il giorno, specie quelle dei pompieri. Dopo un sacco di esperienze diverse ma sempre gratificanti, mi sono infine concessa il diritto di vivere del mio amore per la scrittura. Mi ci sono voluti quarant’anni per ricollegarmi a questa passione. Oggi ne ho fatto una professione, grazie anche alle autrici e autori formidabili con cui collaboro che eccellono laddove io mi perdo.

Perché hai scelto questo mestiere?

Amo scrivere da quando una vocina mi ha sussurrato che scrivere sarebbe stata la risposta a tutte le mie domande. Avevo appena compiuto sei anni. Nonostante qualche timido tentativo, per molto tempo non sono riuscita a trovare il modo di vivere della mia scrittura. Poi, due anni fa, ho capito: era tutta una questione di modello di business. Ho implementato processi e metodologie e le ho aggiunte alla passione per la scrittura. Ho scelto questa professione perché mi permette di incontrare persone incredibili, uniche e stimolanti. Mi aiutano a progredire tanto nella mia vita professionale quanto in quella privata. L’ho scelto perché posso scrivere, collaborare con persone entusiasmanti, gestire progetti ad alto valore umano. Inoltre, il fatto di essere freelance mi permette di vivere dove voglio. Ho molta libertà e questo è fondamentale per me.

Pensi che essere una donna sia un vantaggio nel tuo lavoro? E perché?

Penso che la mia sensibilità e il mio modo di vedere il mondo siano un vantaggio. Fra i miei clienti ci sono soprattutto uomini. Diciamo quindi che il linea di massima non vediamo la vita allo stesso modo. Per questo i nostri scambi di opinione sono interessanti e complementari. Ma non so se tale sensibilità è appannaggio esclusivamente femminile. Non credo. Quello che è certo, è che con le mie clienti donne ci capiamo al volo.

E comunque, ho sempre considerato il fatto di essere donna come un privilegio. Mia madre mi ha sempre detto di esserne fiera e l’ho fatto. Ma non saprei dirti se è un vantaggio rispetto al mio lavoro. Non mi sono mai posta la questione in questi termini.

È importante che i valori dei tuoi clienti siano in linea con i tuoi o non ti importa più di tanto?

Oh sì è fondamentale! Il non allineamento dei valori è la ragione per cui ho abbandonato le mie attività precedenti. Mi faceva stare male fisicamente. È duro lavorare in tali condizioni. E se cercavo di insistere e accettare la situazione malgrado me, mi sembrava di tradire me stessa, di patteggiare con il diavolo. Talvolta, scegliere di partire è stato nefasto per le mie finanze. Ma preferisco la mia libertà.

Qual è la traccia che vuoi lasciare?

Due ragazzi che diventeranno adulti e costuiranno un mondo migliore. O, quanto meno, che avranno a loro disposizione risorse e amore per vedere il lato bello della vita. E se potessi anche lasciare un libro (con il mio nome in copertina!) non mi dispiacerebbe!

Se potessi tornare indietro nel tempo e parlare con te stessa bambina, quali raccomandazioni le (ti) faresti?

Mi prenderei per mano e mi porterei lontano dal caos.

Qual è il tuo sogno più folle?

Vincere un premio letterario, essere invitata su France Inter e ricevere l’elogio dei critici letterari. Vedere uno dei miei libri adattato per il cinema e andare in TV come invitata speciale. E poi scrivere ancora tanti libri da non sapere dove metterli.

Qual è la domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma che vorresti ti facessero?

Come stai?

Ma come hai fatto?

Ma come fai?

Perché hai fatto tutto questo?

Grazie mille, Virginie !

Grazie a te, è stato un piacere!

E se chi ci legge volesse contattarti?

Ti lascio qui sotto i link verso le mie due pagine Web. Parlo poco l’italiano, ma se le tue lettrici e lettori hanno voglia di saperne di più, possono sempre mettersi in contatto con te 🙂

Per mettervi in contatto con Virginie Marielle:

Vivere della vostra passione per la scrittura :

mon.livre-newbiz.com

Aquisire autorevolezza scrivendo il proprio libro: virginiemarielle.com


Patricia Soda è traduttrice dal 2001. Specializzata in traduzione per il marketing, è anche copywriter. Freelance dal 2015, cammina nel mondo della traduzione come Alice nel paese delle meraviglie, scoprendo ogni giorno cose nuove che vi racconta nelle pagine di questo blog.


Strategia di marketing e transcreazione

La transcreazione è una porta spalancata verso un nuovo mercato: far tradurre i tuoi contenuti è un investimento che rientra in una strategia marketing che funziona.

Nel primo articolo di questa serie dedicata alla transcreazione ho presentato questo particolare ramo della traduzione. Mi sembrava un atto dovuto visto che la sua definizione è oscura a una buona parte della popolazione mondiale.

Hai deciso di far tradurre il tuo sito Web o i post del tuo blog? Sai dunque che dovrai avvalervi dei servizi un traduttore o una traduttrice il cui dominio di specializzazione sia la transcreazione e/o la localizzazione. E fin qui ci siamo.

Inserire la transcreazione nella tua strategia marketing

Immaginiamo adesso una situazione di questo tipo. Hai notato che parte del traffico del tuo sito Web è generato da visitatori che non vivono in Italia. Potresti quindi iniziare a chiederti:

La localizzazione del mio sito web può aumentare il mio tasso di conversione?

Devo acquistare un nome di dominio specifico (come il miositeweb.fr/be/ca, ecc.)?

Devo tradurre solo il contenuto del mio sito o anche quello dei miei social network?

E in quale ordine? Faccio tradurre prima il sito o prima i social?

Prima di perderti in tutte queste domande, è necessario focalizzarti sulla tua strategia di marketing.

In effetti, la transcreazione si inserisce nel quadro complessivo della strategia di comunicazione. La transcreazione non copre solamente la localizzazione di un sito Web o la traduzione delle schede prodotto. Deve anche accompagnare l’ottimizzazione per i motori di ricerca, solidificare la tua presenza sul Web, curare il contenuto delle newsletters, del blog e così via.

No, Google Translate non può fare tutto questo 😉

Le 3 fasi di un brainstorming efficace

Prima di procedere alla transcreazione dei tuoi contenuti, è necessario fare un po’ d’ordine negli obiettivi.

Immaginiamo che desideri rivolgervi al mercato francese. È molto importante di allineare i tuoi obiettivi di marketing con quelli di crescita e la tua filosofia aziendale. È una riflessione che hai probabilmente già intrapreso quando hai lanciato la tua start-up o il tuo negozio online.

Tuttavia, quando ti avventuri in un territorio per a te sconosciuto, tale riflessione diventa primordiale.

1. Identificare i tuoi obiettivi

Non c’è strategia senza obiettivo. Hai deciso di sedurre il mercato francese, va bene, ma che cosa desideri fare in Francia, esattamente? (No, sorseggiare una coppa di champagne sulla place des Lices a Saint Tropez NON fa parte di una strategia di marketing! O forse sì 😉)

Vuoi soprattutto:

Aumentare la visibilità online del tuo brand?

Promuovere la sua immagine?

Affermare la legittimità dei tuoi prodotti?

Conquistare una nicchia precisa?

Come già detto, i tuoi obiettivi di comunicazione devono necessariamente essere connessi ai tuoi obiettivi globali.

Per esempio : hai un fashion e-store? Il tuo obiettivo potrebbe quindi essere quello di aumentare la visibilità della tua pagina Web. Infatti sappiamo che:

1.500 visitatori →250 leads →100 clienti.

Fonte: hubspot

Altro esempio: gestisci una start-up? Sedurre un nuovo mercato può permetterti di affermare la tua legittimità e quindi di promuovere il tuo brand.

2. Circoscrivere l’obiettivo : il metodo SMART

Se non puoi misurare una cosa, non puoi migliorarla.

Peter Drucker

Una volta che hai identificato il tuo obiettivo, bisognerà circoscriverlo e passarlo al setaccio degli indicatori SMART.

Vuoi conquistare la Luna? Questo metodo vi aiuterà a capire se è possible raggiungerla o no.

Il tuo obiettivo deve essere:

S : specifico. es.: 25 % visite in più, 10 % di leads in più, 15 % di conversioni in più, ecc.

M : misurabile. Utilizzi dei KPI per il monitoraggio delle performance?

A : arrivabile (o raggiungibile). Se non miri la Luna, ma solamente la Francia, ci sono buone probabilità che l’obiettivo sia raggiungibile…

R : realista. es.: il tuo obiettivo è arrivare sulla Luna? Domanda : disponi di un budget per armare una navicella, assumere astronauti, ecc.? Se vuoi arrivare in Francia, puoi avvalerti di esperti·e del suo contesto/mercato?

T : definito nel tempo. Imporsi delle scadenze è importante, anche per poter stabilire un ordine di importanza delle priorità.

Esempio di obiettivo SMART: aumentare del 25% il numero di iscritti di lingua francese alla mia newsletter in due mesi delegando il progetto a una traduttrice specializzata in marketing e esperta del mio settore di attività consacrando al progetto il 15% 10 % del mio budget di comunicazione.

Queste sessioni di brainstorming devono essere sostenute da elementi concreti, che vedremo nella prossima fase.

3. Misurarsi a un nuovo mercato : l’analisi SWOT

L’economista Albert Humphrey condusse negli anni ’60 una ricerca il cui oggetto erano le aziende elencate nella rivista Fortune 500. I risultati di tali analisi vennero utilizzati da Humphrey per l’elaborazione di uno strumento di pianificazione strategica chiamato analisi SWOT. È un metodo che richiede un’obiettività pura e dura. Inoltre, ti obbliga a guardare in faccia la realtà su due fronti: interno – ovvero la tua azienda! Quali sono i punti forti? Quali sono i punti deboli? – e esterno – quali sono le opportunità offerte da tale mercato? Quali sono le minacce che potrebbero ostacolare la crescita?

Vediamo un esempio di analisi SWOT:

analisi SWOT

Questo è solo un esempio, ovviamente. Un’analisi coerente deve prendere in considerazione un insieme di elementi. Fra essi troviamo gli obiettivi, il settore d’attività, le ambizioni, le risorse a tua disposizione, ecc.

Tuttavia, c’è una costante nell’equazione ed è il tuo approccio. Per ottenere risultati concludenti, devi svolgere tali analisi con un atteggiamento che posso riassumere in tre punti:

1. Essere realista

2. Essere coerente

3. Passare all’azione

Inoltre, hai bisogno di un ponte. Non è possibile produrre un’analisi SWOT coerente senza conoscere il contesto target. E, per applicare i parametri SMART ai tuoi obiettivi, ci vuole un’analisi del mercato di riferimento. È qui che una transcreatrice esperta e che conosce bene il Paese in cui vive può aiutarti.

Sedurre il mercato francese.

In ogni caso, posso dire sin d’ora che il contesto oltralpe è favorevole. I tuoi prodotti sono di qualità ed ecosostenibili? Sei in grado di comunicare correttamente la tua etica e i valori della tua azienda in un’altra lingua? Allora posso assicurarti che la tua futura clientela francese farà le fusa come una nidiata di gattini.

Secondo un’indagine di Fevad, 8 persone su 10 qui nell’Esagono comprano online. Si tratta di una folla composta da 40 milioni di persone. Il 30% fa acquisti addirittura due o tre volte al mese. Fra i prodotti presi d’assalto troviamo l’abbigliamento, i biglietti aerei e le prenotazioni alberghiere, così come elementi di arredo e di decorazione d’interni.

40 milioni di Francesi effettuano acquisti su Internet in maniera abituale

Fonte Fevad.com

Che dicono le statistiche?

D’altronde, secondo Dynamique Entrepreuneriale, il 65% delle persone che hanno cominciato a acquistare online durante il lockdown, non sono intenzionate a cambiare abitudini. Il 35% dichiara che non aveva mai effettuato acquisti su internet prima delle misure di contenimento.

Secondo il sondaggio di Criteo Shopper Story 2020, fra i parametri che invogliano les enfants de la Patrie a riempire il loro carrello virtuale ci sono il prezzo e la consegna a casa, ma anche la qualità della comunicazione. Una pubblicità un po’ arrangiata, troppi errori nel testo, immagini di scarsa qualità, condizionano pesantemente il passaggio alla cassa.

Infine, last but not least, secondo CBNews, il popolo francese che acquista sul Web preferisce evitare Amazon o Google per andare direttamente sul sito del brand.

Spero che questo articolo ti abbia dato qualche spunto di riflessione. Se ti fa piacere, sono a tua disposizione per parlarne più diffusamente!


Per restare in tema:

marketing e transcreazione
buyer persona
content marketing

Marketing efficace e transcreazione

Stai pensando di espandere la tua attività in Francia? Desideri che la tua campagna pubblicitaria francese possa ottenere gli stessi consensi che ha già ottenuto in Italia?

Se vuoi che il tuo messaggio abbia un impatto (positivo!) sulla percezione del tuo target, tradurre i materiali di comunicazione non è sufficiente.

La transcreazione: la chiave di un marketing efficace.

In questo primo post sulla transcreazione, desidero preparare lo scenario di una storia vera. La tua.

Cominciamo con lo spiegare che cosa sia la transcreazione. Anche se una definizione calzante mi è venuta in mente abbastanza spontaneamente, mi ci è voluto tempo, la lettura di una dozzina di libri – fra cui uno eccellente, scritto da Nina Sattler-Hovdar – un centinaio di webinar e diverse sessioni di brainstorming, per poter trasmettere ai miei clienti una definizione chiara e concisa della transcreazione, ciò che né il mio background accademico né le formazioni successivamente seguite, mi hanno permesso di forgiare.



Che cosa è la transcreazione?

La parola transcreation è la contrazione dei termini inglesi translation e creation. Il termine dice tutto : transcreare significa tradurre e allo stesso tempo creare un nuovo messaggio. Il termine transcreazione si riferisce tipicamente al processo traduttivo dei messaggi pubblicitari. Altrimenti conosciuta come traduzione creativa, la transcreazione è un approccio fondamentale nell’adatattamento del messaggio affiché solletichi l’immaginario collettivo del pubblico di destinazione.

Ma, concretamente?

Per spiegare che cosa sia la transcreazione, parola oscura a una buona fetta della popolazione mondiale, ho schematizzato nella tabella qui sotto le differenze principali fra la traduzione, la localizzazione (prometto di scrivere presto un articolo sul tema) e la transcreazione.

TraduzioneLocalizzazioneTranscreazione
MessaggioIl contenuto resta identico, la traduzione fedele al testo di partenzaIl contenuto resta identico. Il messaggio generale viene rispettato, ma la traduzione risulta adattata culturalmente al pubblico target Il messaggio di fondo viene trasposto fedelmente, ma il contenuto non è solo adattato al target ma anche ripensato allo scopo di raggiungere gli obiettivi marketing
ImmaginiRestano identichePossono essere modificate per adattarle all’immaginario collettivo del pubblico target Sono spesso modificate per adattarle all’immaginario collettivo del pubblico target
LayoutResta identicoPuò essere modificato per renderlo più gradevole al pubblico target È totalemente modificato e adattato al pubblico target

Transcreazione e applicazioni pratiche

Una definizione che calza a pennello (secondo me) alla transcreazione, è :

Allontanarsi dal testo per avvicinarsi all’emozione

Sostanzialmente, la transcreazione è traduzione. Le parole vengono trasposte da una lingua all’altra, e fin qui, niente di strano.

Ora, se prendo uno slogan di un marchio famoso e lo traduco parola per parola posso ottenere un risultato di questo genere:

Et vos projets vont plus loin.

E i vostri progetti vanno oltre.

Il significato è perfettamente comprensibile: da Leroy Merlin troverai tutto il necessario per realizzare i tuoi progetti e anche di più. Non fa una grinza e potrebbe tranquillamente diventare il nuovo claim del marchio. Ma i consumatori italiani e quelli francesi non vanno a fare acquisti da Leroy Merlin per gli stessi motivi.

In effetti, mentre in Francia il grande distributore di bricolage si rivolge anche a una clientela professionale – muratori, idraulici, elettricisti, ecc. – in Italia è stato preso d’assalto soprattutto da privati affetti dalla febbre del fai-da-te. Secondo Gianni Beninesi, responsabile dell’Osservatorio sulla Casa Leroy Merlin Italia, l’alta percentuale di italiani proprietari di prima casa potrebbe spiegare tale tendenza.

D’altronde, basta dare un’occhiata alle landing pages di Leroy Merlin Italia e Francia.

Leroy Merlin Italia maggio 2021
Leroy Merlin Francia maggio 2021

Voglia di fare casa

La latta di pittura murale in prima pagina è un argomento piuttosto seducente per il consumatore francese, ma il consumatore italiano preferisce immaginarsi sotto una deliziosa pergola da giardino.

E così in Italia, lo slogan si è trasformato in “voglia di fare casa“.

Con questo slogan, Leroy Merlin tocca il cuore dei consumatori che intende attirare. Questo è un esempio di marketing vincente.

Queste sono le linee guida della transcreazione.

Attenzione, questo non significa che sia necessario stravolgere per partito preso il tormentone o lo slogan di turno.

Il “Perché io valgo” e il “Parce que je le vaux bien” del marchio L’Oréal, regge molto bene in entrambe le lingue senza bisogno di troppe elucubrazioni creative.

Ciò che conta nella transcreazione è suscitare nel lettore target le stesse emozioni del messaggio in lingua originale.

Ok, ma perché tu saresti protagonista di questa storia?

Perché la transcreatrice, quando lavora alla transcreazione di un catalogo, un sito web, un articolo o un post sui social network, si pone sistematicamente la seguente domanda: “Questo testo contribuisce a migliorare la reputazione del marchio e a far aumentare le vendite?”

Se la risposta è sì, allora la transcreatrice sta facendo bene il proprio lavoro.

In compenso, possiamo affermare che qualsiasi tipo di testo (anche un manuale di istruzioni!) riflette l’immagine dell’azienda e contribuisce quindi alla reputazione del brand. Questo è vero, ma è importante non perdere mai di vista lo scopo del testo.

Se l’obiettivo è informare, una traduzione “classica” è la scelta giusta. Infatti, una traduzione (se fatta bene) è un testo che dà al lettore target il quadro completo del testo di partenza, con ogni dettaglio accuratamente reso. Pensate a contratti di vendita, documenti giudiziari, rapporti medici, ecc.

Ma se l’obiettivo è quello di creare una connessione emotiva con il lettore, e fare il modo che clicchi su “passa all’acquisto”, ci vuole la transcreazione. Esempi: brochure, comunicati stampa, pagine di destinazione, ecc.

Il termine transcreazione è il risultato della fusione di translation e creation.

La trascreazione : un valore aggiunto

La transcreatrice (o, come preferisco definirmi, la traduttrice creativa) ha un solido bagaglio accademico e terminologico, è senza dubbio una professionista della traduzione. Ma possiede anche le competenze di una copywriter. E, ultimo ma non meno importante, è forte in marketing e la pubblicità è il suo pane quotidiano – tipo pigia sul telecomando quando il film rincomincia…

E non fatevi ingannare dal termine creativa! Questo non significa che la professionista in questione tratterà a vanvera il vostro testo !

Diciamo piuttosto che sfrutterà le proprie competenze traduttive e redazionali per metterle al servizio delle specifiche fornite dal·dalla cliente. E la propria creatività per andare a cercare le parole giuste. E la propria conoscenza del marketing per fare leva sui biais cognitivi dei lettori. Tutto è chiaro, no?

La transcreazione offre un valore aggiunto al tuo materiale di marketing. Trasmette pienamente la tua professionalità, il tuo know-how, la tua visione e la tua filosofia ai futuri clienti francesi per conquistarli almeno quanto già non lo siano quelli italiani.

In conclusione, il tuo talento merita molto di più di una traduzione automatica. Lo scopo è di diventare il solo punto di riferimento sul mercato francese.

Perché tu vali 😉

Allora, che ne dici di conquistare il mercato francese e di diffondere il tuo talento nel mondo francofono ?

Per restare in tema:

Content strategy & transcreation
Content marketing & transcreation
Traduzione SEO