Lost in translation #1: la pubblicità

Padroneggiare due lingue non è la sola condizione necessaria per essere traduttori. Tale affermazione, che fa increspare labbra di scettici interlocutori con un sorrisetto condiscendente,  è tuttavia assolutamente vera. Volete la prova?

In questo primo numero di #lostintraslation, vi parlerò di quelle campagne pubblicitarie fallite a causa di una traduzione mal eseguita.


Electrolux, le aspirazioni disilluse.

Il marchio scandinavo, al sommo della sua gloria negli anni ’90, decise di partire alla conquista del mercato USA. Pensò di fare a meno dei servizi di un traduttore per il lancio della sua campagna – “e perché mai? tutti parlano la lingua dello zio Sam, qui a Electrolux!”. Se ne uscì dunque con il magnifico slogan fatto in casa : “ Nothing sucks like an Electrolux”. È un vero peccato che negli Stati Uniti “it sucks” voglia dire “ penoso, fa schifo, non funziona”, ciò che ci porta al sublime “Niente è più penoso di un Electrolux”. Senza parlare dei maliziosi sottintesi che devono avere sfiorato la mente di alcuni di voi…


American Airlines : Nudi alla meta.

Orgogliosa dei propri nuovissimi sedili in cuoio, American Airlines sfoggiava lo slogan “Fly in leather” (Volate nel cuoio) per sedurre le fasce più elevate (😊) e facoltose dei passeggeri americani. Il problema nasce quando la compagnia decide di sedurre le stesse fasce in Messico e se ne esce con un “Vuela en cuero” che, putroppo per American Airlines, significa “Volate nudi”. All’improvviso, la compagnia aerea si trasforma in un club naturista…


Eau de Schweppes N°5

Se una pessima traduzione da una lingua all’altra può dare risultati divertenti, non c’è niente di peggio di una traduzione errata di una traduzione errata. Nel 1905, Schweppes, volendo portare le sue bollicine in Italia, ha dovuto pensare che le similitudini fra il francese e l’italiano potevano permetterle di risparmiarsi la spesa di un’ulteriore traduzione. Quindi, lo slogan iniziale “Schweppes Tonic Water », passando per il francese “Schweppes Eau Tonique “ è arrivato in Italia con un “Schweppes Eau de Toilette” che qualche genio ha deciso di rendere con “Schweppes Toilet Water”. Inutile dire che il marchio non fece furore, all’epoca…


Vicks : voulez-vous coucher avec moi ?

Il marchio americano Vicks parte alla conquista del mercato tedesco senza nemmeno prendersi il disturbo di fare una mini-ricerca di mercato, fosse soltanto per informarsi dell’impatto che il nome del marchio poteva avere sul consumatore tedesco. Eh già, perché se l’avesse fatto, avrebbe scoperto che Vicks si pronuncia come ficks che, T più, T meno, significa “tu fai l’amore” (ma in modo molto più scurrile). Oltretutto, con la foto del letto, non ci sono dubbi….


Coca-Cola : Felicità da bere.

Mi dispiace dover bacchettare ancora una volta gli Americani, ma quando ci vuole, ci vuole. Volendo tradurre letteralmente il nome del proprio marchio in cinese, Coca-Cola se ne arrivò in Cina con un magnifico “Kekukela” che vuol dire, a seconda del dialetto, “Giumenta ripiena di cera” ou “Rospo pieno di cera”. Non sapremo mai se, volendo aggiustare il tiro, il marchio è ricorso ai servizi di un traduttore. Quello che sappiamo è che, dopo aver visto calare il proprio fatturato in Cina, il marchio è arrivato a un più appropriato Kokukole o Kekukele che si traduce con “La felicità è nella bocca”. Evvai!


Mazda : va proprio con tutti.

Parlando di Mazda, più che di un errore di traduzione, possiamo parlare di una totale mancanza di sensibilità alle particolarità culturali del mercato-target. Nel 1999, Madza lancia LaPuta, una gamma di auto declinata nelle versioni berlina, utilitaria e compatta. I concessionari portoghesi e spagnoli devono aver represso desideri assassini nei confronti dei geni del marketing della casa automobilistica. In ogni caso, quello che hanno ottenuto è un legittimo cambio di nome per la commercializzazione dell’auto nei loro Paesi. Hanno salvato l’onore (dell’auto).


Se non volete mandare a monte la vostra prossima campagna pubblicitaria e mancare il bersaglio del mercato estero (e finire suelle pagine di questo blog 😉) ricorrete ai servizi di un traduttore professionale – meglio ancora se specializzato in marketing !


Patricia Soda è traduttrice dal 2001. Specializzata in traduzione per il marketing, è anche copywriter. Freelance dal 2015, cammina nel mondo della traduzione come Alice nel paese delle meraviglie, scoprendo ogni giorno cose nuove che vi racconta nelle pagine di questo blog.


Il traduttore al tempo del Covid-19

Ieri parlavo al telefono con un’amica italiana la cui latente perversità si rallegrava delle misure prese dal governo francese che si allineano oramai – più o meno – su quelle prese dall’Italia. Non senza una malcelata giubilazione, affermava che il confinamento con il quale noi, abitanti dell’Esagono, avremmo dovuto vivere, era l’esemplificazione lampante dell’efficacia, della perspicacia e della lungimiranza del governo dello Stivale. Le voglio bene comunque, malgrado il suo orgoglio da campanile mal riposto nel caso di una pandemia che, per definizione, non ha confini.

Non ha d’altronde potuto nascondere la sua delusione quando le ho detto che sono confinata a casa mia da quando ho scelto la carriera di traduttrice freelance e che il Covid-19 non cambia granché al mio quotidiano. Con un paio di piccole differenze: mi devo privare delle mie spesucce quotidiane al mercato del mio quartiere con una pausa caffé al Nautic e della compagnia della mia vicina Claude di 90 anni, una vera e propria fonte d’ispirazione, un libro di storia vivente, che evito di andare a trovare per proteggerla dal rischio di contagio. Quei piccoli immensi momenti di alienazione dal mio schermo per meglio accostarmene. E poi ci saranno le ripercussioni economiche, come per tanti altri, ma per il momento, non sono in grado di misurarle.

Comunque sia, sono un’esperta in confinamento. Non sempre, ma spesso, quando si sceglie di essere traduttore, è abbastanza lapalissiano che bisognerà vivere con la propria solitudine e questo non ci disturba poi molto. Non dimentichiamo che nel 2020, il concetto di solitudine è molto relativo: sono connessa al mondo attreverso la Rete, comunico con i colleghi quotidianamente attraverso i social. Ma niente mi fa più piacere del seguire il corso delle mie elucubrazioni trovando la parola giusta in un accordo della mia chitarra, nella fetta di cielo sotto la quale bevo litri di tè verde, nel pelo lucente del mio gatto che viene di tanto in tanto a gratificarmi con le sue fusa rassicuranti. Tutte cose che non potrei mai fare se condividessi un ufficio con altre persone, segregata in un cubo di cemento come quello dov’ero rinchiusa al tempo della mia ultima esperienza da dipendente.

La vita del traduttore è solitaria, ma non è noiosa; è silenziosa ma incredibilmente affollata. È colma di parole che vivono di vita propria, di parole che bisogna afferrare e trasportare in un mondo parallelo. Nei 2 m² ritagliati nel mio appartamento e dedicati al mio lavoro, vedo scorrere le immagini di un paesaggio sempre diverso dove io sono le porte e i ponti. Il destinatario della mia traduzione, lo vedo. È seduto accanto a me, come l’amico immaginario dei miei 5 anni. Gli parlo, gli chiedo come posso fare perché senta quello che io sento. Come una speleologa, scavo nelle profondità dell’autore, ne estraggo le radici del suo messaggio, le sfumature delle sue parole. E poi, a seconda dei casi, le spolvero, le forgio, le decifro e le affido al piccione viaggiatore che le porterà lontano.

Quindi, in quanto traduttrice-specialista-in-confinamento, posso assicurarvi che non è poi malaccio restare a casa propria. Ci sono sogni, parole, libri, musica, progetti, speranza, bicchieri di vino rosso… E chissà, forse il confinamento vi ispirerà degli spunti di riflessione su come rassettare le vostre vite. Chissà che, come afferma il filosofo Bernard-Henri Lévy, non troverete nella globalizzazione di questo virus “la traduzione di passioni tristi che offuscano le nostre democrazie stanche, relativiste e paranoiche”. Forse farete un po’ d’ordine nelle votre vite e vi renderete conto che ci sono un sacco di cose inutili di cui potrete sbarazzarvi senza pena.

In ogni caso, vi auguro di perdervi per meglio ritrovarvi. E di rimanere in buona salute. Abbiate cura di voi.


Patricia Soda è traduttrice dal 2001. Specializzata in traduzione per il marketing, è anche copywriter. Freelance dal 2015, cammina nel mondo della traduzione come Alice nel paese delle meraviglie, scoprendo ogni giorno cose nuove che vi racconta nelle pagine di questo blog.